Pagina:Pavese - Il mestiere di vivere.pdf/175

1940 171


costruzione che è gioco di prospettive tra presente (chi sa) e passato1 (chi ignora).

Il bello del teatro è che tutti i personaggi appaiono in prima persona e al presente ma non sanno come finirà.

9 marzo.

Il naturalismo ha insegnato ai narratori — e ormai tutti ce l’abbiamo nel sangue — che nulla che non sia azione deve entrare nel discorso. Allora si descriveva l’ambiente che era parte dell’azione, e gli eventi, oggettivamente; ora tutto ciò si descrive guardando con l’occhio del personaggio; ma è per tutti acquisito che non si deve piú digredire. Come nel naturalismo l’autore doveva scomparire davanti alla realtà, cosí ora esso deve scomparire davanti all’occhio del personaggio.

17 marzo.

Se una vita libera assolutamente da ogni senso di peccato fosse realizzabile, sarebbe vuota da far spavento.

Si può dire che questo senso («la cosa non permessa») è nella vita ciò che la difficoltà della materia in arte. Che seccherebbe tutti, e primi gli artisti, se non fosse difficile.

Naturalmente il vivace della vita sono la lotta, gli espedienti, i compromessi, con questo senso. Meglio avercelo e violarlo, che non avercelo. (22 luglio ’38, III, sul rimorso). Sapere che certe cose non possiamo o non dobbiamo farle, ci lusinga (cfr. il tuo Adamo e Eva, e il 17 settembre ’38, VII).

25 marzo.

Non è vero che chi, come te, è avvezzo al poco, al semplice, allo spicciativo, abbia a soffrire di meno quando si trovasse ridotto

  1. Nel manoscritto leggiamo: futuro? [N. d. E.].
    passato