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mezzo di piú per esprimere la «fantasia» (il racconto). Di qui, il carattere dinamico di questi simboli; epiteti che ricompaiono nel racconto e ne sono persone e s’aggiungono alla piena materialità del discorso; non sostituzioni che spogliano la realtà di ogni sangue e respiro, come il simbolo statico (la Prudenza, donna con tre occhi).

Parallelo di questo mezzo, non è tanto l’allegoria quanto l’immagine dantesca. Qui si riassumono molte analisi e molte letture. Il XXIII del Paradiso può suggerirti. Tutti quei fenomeni di luce dicono la realtà luminosa del luogo e anche la sua realtà segreta di «foce di tutte le cose create» (fulmine, sole, uccelli, luna, canto, fiori, pietre preziose).

12 dicembre.

Ogni artista cerca di smontare il meccanismo della sua tecnica per vedere come è fatta e per servirsene, se mai, a freddo. Tuttavia, un’opera d’arte riesce soltanto quando per l’artista essa ha qualcosa di misterioso. Naturale: la storia di un artista è il successivo superamento della tecnica usata nell’opera precedente, con una creazione che suppone una legge estetica piú complessa. L’autocritica è un mezzo di superare se stessi. L’artista che non analizza e non distrugge continuamente la sua tecnica è un poveretto. (Cfr. 8 novembre ’38).

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Cosí è in tutte le attività. È la dialettica della vita storica. Ma tanto nell’arte che nella vita, da quando esiste il romanticismo esiste in questa dialettica un pericolo sempre vivo: quello di proporsi deliberatamente il campo del mistero per garantirsi la creazione vogliosa. Nell’arte, l’ermetismo; nella politica, il razzo-sanguismo. Mentre il mistero che stimola la creazione deve nascere da sé, da un ostacolo incontrato indeliberatamente lungo il proprio sforzo di chiarificazione. Nulla di piú osceno dell’artista o del politico che gioca a freddo col suo irrazionale misterioso.

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  1. Qui e dopo, i puntini senza parentesi quadre sono nel manoscritto [N. d. E.].