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9 febbraio.

L’insufficienza dell’entusiasmo giovanile consiste nel rifiutarsi in sostanza a riconoscere i propri limiti. La distinzione tra e altri, che avviene nell’età matura, tende a convincere il che non c’è passaggio agli altri. E infatti, passaggio diretto non c’è. Si riconosce la dignità degli altri solo attraverso un essere superiore: Dio. Per questo, ci dice di fare il bene per amor di Dio. Tanto poco vale l’altro, considerato in se stesso.

Dato che conoscere gli altri (e l’unica vera conoscenza avviene per identificazione amorosa) è un arricchimento, chi si rifiuta di amarli (= conoscerli) s’impoverisce. Di qua nasce la pienezza giovanile, ché nell’intemperanza di quell’età si prova il brivido della conoscenza universale. Ma siccome questa pienezza non è fondata, ecco le delusioni che l’esperienza della maturità imprime ed ecco il rétrecissement dei trent’anni, a cui sfugge solo chi riconosca i propri limiti senza contrapporsi agli altri. La nuda conoscenza utilitaria (cinismo) dei trent’anni è l’unilaterale rovescio del nudo amore confusionario (ingenuità) dei venti. Sono due povertà, tanto che senza troppa fatica si scambiano, mentre ci vuole sudore di sangue per passare da una delle due alla carità vera, o come si dice «trovar Dio».

15 febbraio.

Scoperto che, quando qualcuno takes us down e ci umilia e tratta come servitori, noi aderiamo a lui, non vorremmo lasciarlo, gli prendiamo le mani e dentro di noi lo benediciamo come affascinati. È un presentimento della fraternità umana e un innaturale riconoscimento del nostro bisogno di essere abbietti?

5 marzo.

Per libertario che sia un giovane, cerca sempre di modellarsi su uno schema astratto, quale in sostanza deduce dall’esempio del mondo. E un uomo, per conservatore che sia, fa consistere il suo valore nella deviazione individuale dal modello.