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25 ottobre.

La fantasia umana è immensamente piú povera della realtà. Se pensiamo all’avvenire noi lo vediamo sempre svilupparsi secondo un monotono sistema. Non pensiamo che il passato è un multicolore caos di generazioni. Questo può anche giovare a consolarci dei terrori per il «tecnico e totalitario imbarbarimento» del futuro. Nei cento anni avvenire potrà accadere un seguito di almeno tre momenti, e lo spirito umano potrà successivamente vivere in piazza, in carcere, e sui giornali.

Lo stesso si dica dell’avvenire personale.

26 ottobre.

Se potessimo trattare con noi stessi come trattiamo con gli altri, di cui vediamo il volto chiuso e supponiamo una misteriosa e incontrollabile potenza. Invece, di noi stessi conosciamo tutte le tare, chiaramente distinguiamo le esitazioni e siamo ridotti a sperare in una inconscia forza che ci sorga nell’intimo e agisca con una sua sottigliezza.

27 ottobre.

È possibile non pensare alla donna, come non si pensa alla morte.

28 ottobre.

Di qualunque nostra sventura non dobbiamo incolpare altri che noi. (28 gennaio ’37).

Soffrire non serve a niente (26 novembre ’37).

Soffrire limita l’efficienza spirituale (17 giugno ’38).

Soffrire è sempre colpa nostra (29 settembre ’38).

Soffrire è una debolezza (13 ottobre ’38).

Almeno un’obiezione c’è: se non avessi sofferto non avrei scritto queste belle sentenze.