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(Parlano Eracle e Prometeo).
eracle Prometeo, sono venuto a liberarti.
prometeo Lo so e ti aspettavo. Devo ringraziarti, Eracle. Hai percorso una strada terribile, per salire fin qua. Ma tu non sai cos’è paura.
eracle Il tuo stato è piò terribile, Prometeo.
prometeo Veramente tu non sai cos’è paura? Non credo.
eracle Se paura è non fare quel che debbo, allora io non l’ho mai provata. Ma sono un uomo, Prometeo, non sempre so quello che debbo fare.
prometeo Pietà e paura sono l’uomo. Non c’è altro.
eracle Prometeo, tu mi trattieni a discorrere, e ogni istante che passa il tuo supplizio continua. Sono venuto a liberarti.
prometeo Lo so, Eracle. Lo sapevo già quand’eri solo un bimbo in fasce, quando non eri ancora nato. Ma mi succede come a un uomo che abbia molto patito in un luogo — nel carcere, in esilio, in un pericolo — e quando viene il momento d’uscirne non sa risolversi a passare quell’istante, a mettersi dietro le spalle la vita sofferta.
eracle Non vuoi lasciare la tua rupe?
prometeo Devo lasciarla, Eracle — ti dico che ti aspettavo. Ma, come a uomo, l’istante mi pesa. Tu sai che qui si soffre molto.
eracle Basta guardarti, Prometeo.
prometeo Si soffre al punto che si vuol morire. Un gior-