Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
la strada | 75 |
Ma di nuovo ti dico: ero nato per regnare tra voi. A chi ha la febbre le frutta piú buone dànno soltanto smanie e nausea. E la mia febbre è il mio destino — il timore, l’orrore perenne di compiere proprio la cosa saputa. Io sapevo — ho saputo sempre — di agire come lo scoiattolo che crede d’inerpicarsi e fa soltanto ruotare la gabbia. E mi domando: chi fu Edipo?
mendicante Un grande un vero signore, puoi dirlo. Io sentivo parlare di te, sulle strade e alle porte di Tebe. Ci fu qualcuno che lasciò la casa e girò la Beozia e vide il mare, e per avere la tua sorte andò a Delfi a tentare l’oracolo. Vedi che il tuo destino fu tanto insolito da mutare l’altrui. Che dovrà dire invece un uomo sempre vissuto in un villaggio, in un mestiere, che fa ogni giorno un solo gesto, e ha i soliti figli, le solite feste, e muore all’età di suo padre del solito male?
edipo Non sono un uomo come gli altri, lo so. Ma so che anche il servo o l’idiota se conoscesse i suoi giorni, schiferebbe anche quel povero piacere che ci trova. I disgraziati che han cercato il mio destino, sono forse scampati al proprio?
mendicante La vita è grande, Edipo. Io, che ti parlo, sono stato di costoro. Ho lasciato la casa e percorso la Grecia. Ho visto Delfi e sono giunto al mare. Speravo l’incontro, la fortuna, la Sfinge. Ti sapevo felice nella reggia di Tebe. Ero un uomo robusto, allora. E se anche non ho trovato la Sfinge, e nessun oracolo ha parlato per me, mi è piaciuta la vita che ho fatto. Tu sei stato il mio oracolo. Tu hai rovesciato il mio destino. Mendicare o regnare, che importa? Abbiamo entrambi vissuto. Lascia il resto agli dèi.
edipo Non saprai mai se ciò che hai fatto l’hai voluto... Ma certo la libera strada ha qualcosa di umano, di unica-