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(Parlano Meleagro e Ermete).
meleagro Sono bruciato come un tizzo, Ermete.
ermete Ma non avrai sofferto molto.
meleagro Era peggio la pena, la passione di prima.
ermete E adesso ascolta, Meleagro. Tu sei morto. La fiamma, l’arsione sono cose passate. Tu sei meno del fumo che si è staccato da quel fuoco. Sei quasi il nulla. Rasségnati. E per te sono un nulla le cose del mondo, il mattino, la sera, i paesi. Guardati intorno adesso.
meleagro Non vedo nulla. E non m’importa. Sono ancora una brace... Cos’hai detto dei paesi del mondo? O Ermete, come a dio che tu sei, certo il mondo è bello, e diverso, e sempre dolce. Hai i tuoi occhi, Ermete. Ma io Meleagro fui soltanto cacciatore e figlio di cacciatori, non uscii mai dalle mie selve, vissi davanti a un focolare, e quando nacqui il mio destino era già chiuso nel tizzone che mia madre rubò. Non conobbi che qualche compagno, le belve, e mia madre.
ermete Tu credi che l’uomo, qualunque uomo, abbia mai conosciuto altro?
meleagro Non so. Ma ho sentito narrare di libere vite di là dai monti e dai fiumi, di traversate, di arcipelaghi, d’incontri con mostri e con dèi. Di uomini piú forti anche di me, piú giovani, segnàti da strani destini.
ermete Avevano tutti una madre, Meleagro. E fatiche