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schiuma d'onda | 51 |
la mia fuga era guardare nelle cose e nel tumulto, e farne un canto, una parola. Ma il destino è ben altro.
britomarti Saffo, perché? Il destino è gioia, e quando tu cantavi il canto eri felice.
saffo Non sono mai stata felice, Britomarti. Il desiderio non è canto. Il desiderio schianta e brucia, come il serpe, come il vento.
britomarti Non hai mai conosciuto donne mortali che vivessero in pace nel desiderio e nel tumulto?
saffo Nessuna... forse sí... Non le mortali come Saffo. Tu eri ancora la ninfa dei monti, io non ero ancor nata. Una donna varcò questo mare, una mortale, che visse sempre nel tumulto — forse in pace. Una donna che uccise, distrusse, accecò, come una dea — sempre uguale a se stessa. Forse non ebbe da sorridere neppure. Era bella, non sciocca, e intorno a lei tutto moriva e combatteva. Britomarti, combattevano e morivano chiedendo solo che il suo nome fosse un istante unito al loro, desse il nome alla vita e alla morte di tutti. E sorridevano per lei... Tu la conosci — Elena Tindaride, la figlia di Leda.
britomarti E costei fu felice?
saffo Non fuggí, questo è certo. Bastava a se stessa. Non si chiese quale fosse il suo destino. Chi volle, e fu forte abbastanza, la prese con sé. Seguí a dieci anni un eroe, la ritolsero a lui, la sposarono a un altro, anche questo la perse, se la contesero oltremare in molti, la riprese il secondo, visse in pace con lui, fu sepolta, e nell’Ade conobbe altri ancora. Non mentí con nessuno, non sorrise a nessuno. Forse fu felice.
britomarti E tu invidi costei?
saffo Non invidio nessuno. Io ho voluto morire. Essere un’altra non mi basta. Se non posso esser Saffo, preferisco esser nulla.