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26 | dialoghi con leucò |
edipo Anch’io, Tiresia, ho fatto incontri sulla strada di Tebe. E in uno di questi si è parlato dell’uomo — dall’infanzia alla morte — si è toccata la roccia anche noi. Da quel giorno fui marito e fui padre, e re di Tebe. Non c’è nulla d’ambiguo o di vano, per me, nei miei giorni.
tiresia Non sei il solo, Edipo, a creder questo. Ma la roccia non si tocca a parole. Che gli dèi ti proteggano. Anch’io ti parlo e sono vecchio. Soltanto il cieco sa la tenebra. Mi pare di vivere fuori del tempo, di esser sempre vissuto, e non credo piú ai giorni. Anche in me c’è qualcosa che gode e che sanguina.
edipo Dicevi che questo qualcosa era un dio. Perché, buon Tiresia, non provi a pregarlo?
tiresia Tutti preghiamo qualche dio, ma quel che accade non ha nome. Il ragazzo annegato un mattino d’estate, cosa sa degli dèi? Che gli giova pregare? C’è un grosso serpe in ogni giorno della vita, e si appiatta e ci guarda. Ti sei mai chiesto, Edipo, perché gli infelici invecchiandosi accecano?
edipo Prego gli dèi che non mi accada.