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20 | dialoghi con leucò |
a frecciate? E la storia di Aracne, che per l’odio di Atena inorridí e divenne ragno? Sono cose che accaddero. Gli dèi le hanno fatte.
ippòloco E sta bene. Che importa? Non serve pensarci. Di quei destini non rimane nulla.
sarpedonte Rimane il torrente, la rupe, l’orrore. Rimangono i sogni. Bellerofonte non può fare un passo senza urtare un cadavere, un odio, una pozza di sangue, dei tempi che tutto accadeva e non erano sogni. Il suo braccio a quel tempo pesava nel mondo e uccideva.
ippòloco Anche lui fu crudele, dunque.
sarpedonte Era giusto e pietoso. Uccideva Chimere. E adesso che è vecchio e che è stanco, gli dèi l’abbandonano.
ippòloco Per questo corre le campagne?
sarpedonte È figliolo di Glauco e di Sísifo. Teme il capriccio e la ferocia degli dèi. Si sente imbestiare e non vuole morire. «Ragazzo» mi dice, «quest’è la beffa e il tradimento: prima ti tolgono ogni forza e poi si sdegnano se tu sarai meno che uomo. Se vuoi vivere, smetti di vivere...»
ippòloco E perché non si uccide, lui che sa queste cose?
sarpedonte Nessuno si uccide. La morte è destino. Non si può che augurarsela, Ippòloco.