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184 | le muse |
mnemòsine Sciocco, il mondo ha stagioni, e quel tempo è finito.
esiodo Io conosco soltanto la campagna che ho lavorato.
mnemòsine Sei superbo, pastore. Hai la superbia del mortale. Ma sarà tuo destino sapere altre cose. Dimmi perché quando mi parli ti credi contento?
esiodo Qui posso risponderti. Le cose che tu dici non hanno in sé quel fastidio di ciò che avviene tutti i giorni. Tu dai nomi alle cose che le fanno diverse, inaudite, eppure care e familiari come una voce che da tempo taceva. O come il vedersi improvviso in uno specchio d’acqua, che ci fa dire «Chi è quest’uomo?»
mnemòsine Mio caro, ti è mai accaduto di vedere una pianta, un sasso, un gesto, e provare la stessa passione?
esiodo Mi è accaduto.
mnemòsine E hai trovato il perché?
esiodo È solo un attimo, Melete. Come posso fermarlo?
mnemòsine Non ti sei chiesto perché un attimo, simile a tanti del passato, debba farti d’un tratto felice, felice come un dio? Tu guardavi l’ulivo, l’ulivo sul viottolo che hai percorso ogni giorno per anni, e viene il giorno che il fastidio ti lascia, e tu carezzi il vecchio tronco con lo sguardo, quasi fosse un amico ritrovato e ti dicesse proprio la sola parola che il tuo cuore attendeva. Altre volte è l’occhiata di un passante qualunque. Altre volte la pioggia che insiste da giorni. O lo strido strepitoso di un uccello. O una nube che diresti di aver già veduto. Per un attimo il tempo si ferma, e la cosa banale te la senti nel cuore come se il prima e il dopo non esistessero piú. Non ti sei chiesto il suo perché?
esiodo Tu stessa lo dici. Quell’attimo ha reso la cosa un ricordo, un modello.