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(Parlano Mnemòsine e Esiodo).
mnemòsine In conclusione, tu non sei contento.
esiodo Ti dico che, se penso a una cosa passata, alle stagioni già concluse, mi pare di esserlo stato. Ma nei giorni è diverso. Provo un fastidio delle cose e dei lavori come lo sente l’ubriaco. Allora smetto e salgo qui sulla montagna. Ma ecco che a ripensarci mi par di nuovo di esser stato contento.
mnemòsine Cosí sarà sempre.
esiodo Tu che sai tutti i nomi, qual è il nome di questo mio stato?
mnemòsine Puoi chiamarlo col mio, o col tuo nome.
esiodo Il mio nome di uomo, Melete, non è nulla. Ma tu come vuoi essere chiamata? Ogni volta è diversa la parola che t’invoca. Tu sei come una madre il cui nome si perde negli anni. Nelle case e sui viottoli donde si scorge la montagna, si parla molto di te. Si dice che un tempo tu stavi su monti piú impervi, dove son nevi, alberi neri e mostri, nella Tracia o in Tessaglia, e ti chiamavano la Musa. Altri dice Calliòpe o Cliò. Qual è il nome vero?
mnemòsine Vengo infatti di là. E ho molti nomi. Altri ne avrò quando sarò discesa ancora... Aglaia, Egemòne, Faenna, secondo il capriccio dei luoghi.
esiodo Anche te il fastidio caccia per il mondo? Non sei dunque una dea?