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152 | dialoghi con leucò |
mélita Ma come ha potuto toccare i suoi figli? Deve aver pianto molto...
iasone Non l’ho mai vista piangere. Medea non piangeva. E sorrise soltanto quel giorno quando disse che mi avrebbe seguito.
mélita Eppure ti ha seguito, re Iasone, ha lasciato la patria e le case, e accettato la sorte. Fosti crudele come un giovane, anche tu.
iasone Ero giovane, Mélita. E a quei tempi nessuno rideva di me. Ma ancora non sapevo che la saggezza è la vostra, quella del tempio, e chiedevo alla dea le cose impossibili. E cos’era impossibile per noi, distruttori del drago, signori della nuvola d’oro? Si fa il male per essere grandi, per essere dèi.
mélita E perché vostra vittima è sempre una donna?
iasone Piccola Mélita, tu sei del tempio. E non sapete che nel tempio — nel vostro — l’uomo sale per essere dio almeno un giorno, almeno un’ora, per giacere con voi come foste la dea? Sempre l’uomo pretende di giacere con lei — poi s’accorge che aveva a che fare con carne mortale, con la povera donna che voi siete e che son tutte. E allora infuria — cerca altrove di esser dio.
mélita Eppure c’è chi si contenta, signore.
iasone Sí, chi è vecchio anzitempo o chi sale da voi. Ma non prima di aver tutto tentato. Non chi ha visto altri giorni. Hai sentito parlare del figlio d’Egeo, che discese nell’Ade a rapir Persefòne — il re d’Atene che morí scagliato in mare?
mélita Ne parlano quelli del Fàlero. Fu anche lui navigatore come te.
iasone Piccola Mélita, fu quasi un dio. E trovò la sua donna oltremare, una donna che — come la maga — l’aiutò nell’impresa mortale. L’abbandonò su un’isola, un matti-