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150 | dialoghi con leucò |
tre. Qualcuno che parte del dono lo lascia a te sola. Io sono vecchio, Mélita, e non posso salire lassú, ma un tempo in Iolco — tu non eri ancor nata — avrei salito altro che un monte per trovarmi con te.
mélita Tu comandi e noialtre ubbidiamo... Oh, la nave apre le vele. È tutta bianca. Vieni a vederla, re Iasone.
iasone Resta tu alla finestra, Mélita. Io ti guardo mentre guardi la nave. È come se vi vedessi prendere il vento insieme. Io tremerei nella mattina. Sono vecchio. Vedrei troppe cose se guardassi laggiú.
mélita La nave si piega nel sole. Come vola adesso! pare un colombo.
iasone E va soltanto fino a Cipro. Da Corinto, dalle isole, ora salpano navi che solcano il mare. C’era un tempo che questo mare era tutto deserto. Noi per primi l’abbiamo violato. Tu non era ancora nata. Quanto sembra lontano.
mélita Ma è credibile, signore, che nessuno avesse osato attraversarlo?
iasone C’è una verginità delle cose, Mélita, che fa paura piú del rischio. Pensa all’orrore delle vette dei monti, pensa all’eco.
mélita Non andrò mai sulle montagne. Ma non ci credo che il mare facesse paura a qualcuno.
iasone Non ce la fece, infatti. Noi partimmo da Iolco una mattina come questa, ed eravamo tutti giovani e avevamo gli dèi dalla nostra. Era bello varcare, senza pensare all’indomani. Poi cominciarono i prodigi. Era un mondo piú giovane, Mélita, i giorni come chiare mattine, le notti di tenebra spessa — dove tutto poteva succedere. Di volta in volta i prodigi erano fonti, erano mostri, eran uomini o rupi. Di noi ne scomparvero, qualcuno morí. Ogni ap-