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128 | le streghe |
moria. Lui mi rispose che in patria lo attendeva un cane, un povero cane che forse era morto, e mi disse il suo nome. Capisci, Leucò, quel cane aveva un nome.
leucotea Anche a noialtre dànno un nome, gli uomini.
circe Molti nomi mi diede Odisseo stando sul mio letto. Ogni volta era un nome. Dapprincipio fu come il grido della bestia, di un maiale o del lupo, ma lui stesso a poco a poco si accorse ch’eran sillabe di una sola parola. Mi ha chiamata coi nomi di tutte le dee, delle nostre sorelle, coi nomi della madre, delle cose della vita. Era come una lotta con me, con la sorte. Voleva chiamarmi, tenermi, farmi mortale. Voleva spezzare qualcosa. Intelligenza e coraggio ci mise — ne aveva — ma non seppe sorridere mai. Non seppe mai cos’è il sorriso degli dèi — di noi che sappiamo il destino.
leucotea Nessun uomo capisce noialtre, e la bestia. Li ho veduti i tuoi uomini. Fatti lupi o maiali, ruggiscono ancora come uomini interi. È uno strazio. Nella loro intelligenza sono ben rozzi. Tu hai molto giocato con loro?
circe Me li godo, Leucò. Me li godo come posso. Non mi fu dato avere un dio nel mio letto, e di uomini soltanto Odisseo. Tutti gli altri che tocco diventano bestia e s’infuriano, e mi cercano cosí, come bestie. Io li prendo, Leucò: la loro furia non è meglio né peggio dell’amore di un dio. Ma con loro non devo nemmeno sorridere; li sento coprirmi e poi scappare a rintanarsi. Non mi succede di abbassare gli occhi.
leucotea E Odisseo.
circe Non mi chiedo chi siano... Vuoi sapere chi fosse Odisseo?
leucotea Dimmi, Circe.
circe Una sera mi descrisse il suo arrivo in Eea, la paura dei compagni, le sentinelle poste alle navi. Mi disse