Pagina:Pavese - Dialoghi con Leucò.djvu/114

110 dialoghi con leucò



figlio   Non capisco che gusto gli dèi ci trovassero. Se pioveva lo stesso. Anche Atamante. Han spento il rogo.

padre   Vedi, gli dèi sono i padroni. Sono come i padroni. Vuoi che vedessero bruciare uno di loro? Tra loro si aiutano. Noi invece nessuno ci aiuta. Faccia pioggia o sereno, che cosa gl’importa agli dèi? Adesso s’accendono i fuochi, e si dice che fa piovere. Che cosa gliene importa ai padroni? Li hai mai visti venire sul campo?

figlio   Io no.

padre   E dunque. Se una volta bastava un falò per far piovere, bruciarci sopra un vagabondo per salvare un raccolto, quante case di padroni bisogna incendiare, quanti ammazzarne per le strade e per le piazze, prima che il mondo torni giusto e noi si possa dir la nostra?

figlio   E gli dèi?

padre   Cosa c’entrano?

figlio   Non hai detto che dèi e padroni si tengono mano? Sono loro i padroni.

padre   Scanneremo un capretto. Che farci? Ammazzeremo i vagabondi e chi ci ruba. Bruceremo un falò.

figlio   Vorrei che fosse già mattino. A me gli dèi fanno paura.

padre   E fai bene. Gli dèi vanno tenuti dalla nostra. Alla tua età è una brutta cosa non pensarci.

figlio   Io non voglio pensarci. Sono ingiusti, gli dèi. Che bisogno hanno che si bruci gente viva?

padre   Se non fosse cosí, non sarebbero dèi. Chi non lavora come vuoi che passi il tempo? Quando non c’erano i padroni e si viveva con giustizia, bisognava ammazzare ogni tanto qualcuno per farli godere. Sono fatti cosí. Ma ai nostri tempi non ne han piú bisogno. Siamo in tanti a star male, che gli basta guardarci.

figlio   Vagabondi anche loro.