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34 parte prima

Oltre il Nigra, altri poeti, scrittori e pittori, inspirati dal soggetto, illustrarono quella carica famosa. Fra questi ultimi, si distingue l’artista e soldato Sebastiano De-Albertis, l’illustre patriotta morto da parecchi anni, il quale fu obbligato a molte riproduzioni dello stesso quadro; ed il capitano in Genova Cavalleria, conte Grimaldi del Poggetto, davanti alle cui opere non v’ha cuore di soldato e di italiano che non si senta palpitare per intensa e doppia commozione. La commozione, cioè, che proviamo davanti al quadro di qualunque atto per valore sublime; quella commozione che ciascheduno di noi deve sentire davanti alla immagine del Re magnanimo, cui dobbiamo la prima pietra del nostro edifizio nazionale; e contro il quale, in un momento di esacerbazione cieca e ingiusta, venne scagliata in faccia la più atroce delle offese: quella di traditore!

Carlo Alberto! mistica e santa figura di un martire antico!... A te, a te il pensiero devoto d’ogni anima italiana.

Re calunniato, sceso in campo per obbedire alla volontà dei popoli.... e cercata invano la morte sui campi di Novara — geloso soltanto del bene d’Italia — consegnava, senza rimpianto, nelle mani del giovine figlio la Corona.... E, dopo abdicato, andava a morire, esule volontario, lunge dalla patria, fulgido esempio di abnegazione Regale!

Sacro guerrier d’Italia.
     Primo d’Italia amico.
     Bella e dolente imagine
     Del prode tempo antico,
     Scudo di sette popoli
     Figlio d’Italia e Re;

Chi ti contrista, o martire.
     Sfregia l’Italia e Dio;
     Ma tu, mio Re, consolati
     Ch’ebbra, o demente voce,
     La Savojarda Croce
     Contaminar non può!

Così l’anima offesa del più fecondo lirico del secolo, il Prati, nell’impeto della sua fede monarchica, rispondeva alla stolta invettiva che un altro poeta popolare, pure caro all’Italia — il Berchet, traviato da una momentanea ira — inconsultamente lanciava.



Carlo Canetta, fiero lottatore per muscoli e per ingegno, del quale piangiamo la recente morte, in una conferenza da lui tenuta nel ridotto del teatro alla Scala il 15 giugno 1890, in omaggio alla memoria di Carlo Alberto, ci narra: che venuto a Milano il 14 marzo 1849, il colonnello Cadorna per denunciare l’armistizio, fu Achilie Mauri quello che ebbe l’incarico dal Consiglio dei Ministri di dettare la nota diplomatica diretta alle potenze per ispiegare i motivi della decisione presa dal Piemonte. In quella occasione egli, il Mauri, ebbe con Carlo Alberto un commovente colloquio;