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32 | parte prima |
mentre la memoria, tanto labile oggi degli italiani, non aveva ancora dimenticata la spedizione di Crimea, e i cuori tuttavia caldi delle glorie del 1859, si preparavano alle lotte del 1860 e 1866 — mandava al senatore Torelli, fondatore e presidente della società di Solferino e S. Martino, un opuscolo intitolato: La Rassegna di Novara, perchè fosse venduto a profitto di quell’erigendo Ossario, consacrato ad altri morti sul campo.
Con quell’alato canto, il Conte Nigra ci conduce nell’austera e venerata cripta di Superga, dove riposano i resti gloriosi dei duchi di Savoja; e dove, secondo il poeta, si danno notturno convegno, la Vigilia dei Morti, una folla d’ombre guerriere per poche ore risorte.
Premettiamo un po’ di storia — storia non mai abbastanza rammentata.
Nella prima guerra del 1848, dopo i felici risultati delle giornate del 28 e 29 aprile, S. M. il Re Carlo Alberto decise di attaccare le forte posizioni di Pastrengo, e impadronirsene.
Era la domenica, il dì 30 dello stesso mese.
La battaglia non incominciò che alle undici, perchè le truppe dovevano prima ascoltare la Messa; ma tale e tanto fu l’ardore dell’assalto, che al tocco il tenente maresciallo Wocher comandante delle forze austriache a Pastrengo, stava già ritirandosi; e si sarebbe ritirato, se il maresciallo Radetzky, da Verona, non fosse accorso con 30,000 uomini in suo aiuto.
Gli atti di valore, individuale e collettivo, compiuti quel giorno, tanto da parte dei sardi quanto quella degli austriaci, non si contavano più!
E per gli uni, e per gli altri era questione decisiva di vita o di morte; di trionfo o di disfatta. Il Re, visto il pericolo creato dai rinforzi improvvisi, decise uno sforzo supremo sulle alture di Pastrengo.
A quelle si dirige, seguito da tre squadroni dei carabinieri — la sua scorta d’onore. — Il maggiore Sant Front, che li comanda, fa suonare la carica, e lancia, i tre squadroni con tanto impeto contro il nemico, da volgerlo immediatamente in fuga.