Pagina:Patria Esercito Re.djvu/48

30 parte prima

dei Mameli, dei Dandolo, dei Morosini, dei Daverio, dei Rasnesi — e tanti altri — morti col nome d’Italia sulle labbra alla difesa di Roma; le imprese gloriose dei fratelli Bandiera e Moro, Pisacane, Poerio, gli eroi della Venezia; i sacrifizi di Tito Speri, di Ugo Bassi, di Tazzoli, di Carlo Montanari, di Scarsellini, Sciesa, Dottesio, giustiziati della Lombardia, della Emilia e del Veneto; gli eroismi di Santa Lucia; le vittorie di Pastrengo, di Goito, di Governolo; le stragi di Castelnuovo; la tragedia di Novara....

E ancora: le glorie della Crimea, dove le penne dei Bersaglieri di Alessandro Lamarmora facevano inarcare per istupore le ciglia degli eserciti alleati....



I fasti di Montebello, di S. Martino.... Tutta questa grande epopea Omerica, non può non risvegliare un palpito di ammirazione e riconoscenza anche nel cuore dei giovani, verso chi libera e grande preparava loro la patria. Parliamo dei caduti nelle guerre e degli immolati sui patiboli; ai quali un gentile poeta lombardo, Giulio Carcano, ricordandoli, sacrava un canto musicato da Stefano Ronchetti, che principiava con queste due strofe:

Per la patria il sangue han dato
Esclamando: — Italia e Pio! —
L’alma pura han reso a Dio
Benedetti nel morir.
Hanno vinto e consumato
Il santissimo martir.
Di quei forti — che son morti
Sacro è il grido, e non morrà.

Uno cadde e sorser cento
Alla voce degli eroi:
Or si pugna alfin per noi
Fugge insano l’oppressor;
E lo agghiaccia di spavento
La bandiera tricolor.
Di quei forti — che son morti
Sacro è il grido, e non morrà...