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402 | parte seconda |
Laonde noi, volendo pur chiudere queste pagine con una nota simpatica che chiami un dolce sorriso sulle labbra del lettore, le chiuderemo.... nel nome di Elena, figlia di Milena. Di Elena, Regina d’Italia, dai grandi occhi eloquenti; dalla candida fronte serena, rivelatrice di quella rara dote che si chiama la modestia; e che, nella donna chiamata a sedere in trono, è uno dei più preziosi coefficienti promettitori di bene.
Qui, con quella impunità che hanno gli scrittori, di guardare a traverso i vetri — e, magari, penetrare nell’intimo delle altrui pareti — ci permettiamo di entrare nella dimora dei Petrovich Niègoch.... senza correre il rischio di essere citati in tribunale per violazione di domicilio.
In quell’ambiente patriarcale e sano, ecco che c’incontriamo, anzitutto, con Nicola I, il Capo dello Stato Montenegrino, e il capo di numerosa prole; il quale, giunto sul robusto pendio di quell’età che precipita — nove volte padre fortunato e felice — sente ancora agitarsi nel lago del cuore tale un’onda di gentile poesia, da consacrare alla diletta sua compagna, alla principessa Milena, l’ode più alata che possa sgorgare da fantasia di giovane poeta.
Nel leggere quei versi pare, davvero, di trovarci davanti ai voli di un cuore di vent’anni, il quale dedichi i suoi primi palpiti all’ideale dei propri sogni.
L’ode, dedicata a Milena, che noi, malamente, ma quasi letteralmente traduciamo, così comincia:
«Se tutti quanti i fior che tu spargesti |
Qui il principe poeta, presi a tema del canto, la mente, il cuore, e le virtù della donna, dice di volerla trasportare in aere tanto elevato, che l’alito umano non possa più offenderla. E, dopo aver collocato in una ghirlanda di fiori, l’amore della patria — che dice sacro dovere nell’uomo,