Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
Epilogo
Epilogo straziante di una tragedia che colpì nel cuore tutta quanta la Nazione.
Lo strido dell’acquila Sabauda echeggia anche oggi, lamentoso, dalla cripta di Superga fino alla vôlta del Panteon.
L’argentea Croce del suo scudo Reale si nasconde ancora dentro un drappo lugubre di gramaglia....
E là, sul modesto campanile del Chievo, le due fide bandiere che, liete salutarono i risvegli di Umberto, aspettano, lacere e a mezz’asta, che la furia del tempo le distrugga per sempre.
Via.... via dalle labbra il sorriso!
La penna, intinta nelle lagrime e nel sangue, tracci su queste pagine l’ultima nota!
Il dì 16 dell’Ottobre 1900, anniversario della entrata a Verona dei soldati liberatori di Vittorio Emanuele, si portavano alla villa del Chievo tutte, si può dire, le autorità civili militari e politiche della città e della provincia; non che molte società operaie colle loro bandiere, per assistere alla inaugurazione di due lapidi, destinate a ricordare nel futuro, il soggiorno di Re Umberto in quel posto, negli anni 1887 e 1897.
All’omaggio del privato cittadino volle unirsi