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390 | parte seconda |
Il generale Morra, poi tutti gli altri, vengono — more solito — al galoppo, a collocarsi allato di S. M., completando il quadro.
Mentre sfilasi fra le ovazioni, il pallone frenato, lasciato libero nei suoi movimenti, sale nell’aria velocemente, andando a narrare alle nubi, l’immenso godimento dei veronesi in quella indimenticabile giornata.
Al tocco delle dodici i Sovrani, finita la rivista, partirono da Porta Nuova, diretti a Venezia.
La fiumana popolare si riversò allora tutta, come un torrente che straripa, verso Porta Vescovo. Carrozze, carrozzelle, tram, biciclette, tutto si adoperò per arrivare, contemporaneamente al treno Reale, alla stazione centrale.
Il treno avanzava lentamente, perchè la folla ivi accalcata, rendeva pericoloso il procedere; era come se volesse dire al Sovrano:
“ — Noi non ti lasciamo andar via! „
E quella massa imponente di popolo, pigliandosela colla macchina che ansante e sbuffante, mostrava la sua impazienza con un sordo insistente brontolio — quella massa pareva altresì che dicesse:
— Fermati sciagurata... e taci!... Non portarcelo via. Fra queste mura