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dieci anni dopo 379

Sétu mata? — rispondeva un’altra — Un cardinal con quela barba!... E pò, no te se che i cardinal, a ste feste, no i vien?

— Ma chi sarà dunque?...

E così, fra un’induzione e l’altra, per poco non lo si riteneva S. M. l’Imperatore Menelik, Re dei Re d’Etiopia, venuto dal suo Impero per assistere alle grandi manovre di Verona!

Splende un raggio su quella testa bionda. Luce è fatta!

Una voce grida:

— È il prefetto!

E tutti a ripetere:

— È il prefetto!... È il prefetto!

Quel personaggio era proprio, il conte Luigi Sormani Moretti, senatore del Regno e prefetto di Verona, vestito, per quella festa militare, dell’antica e onorata sua divisa di sottotenente delle Guardie, ch’egli aveva gloriosamente portata la giornata del 24 giugno 1859.

Fatta la luce sul nome, la curiosità popolare si concentrò tutta su quella bella e larga banda scarlatta che portava a tracolla.

Dio buono, bisognava bene ingannare il tempo con qualche cosa che attraesse... — Ed ecco aprirsi una grave discussione a fondo, anche su quella fascia.

Si sapeva già che il conte Sormani era stato segretario d’Ambasciata a Parigi, ai bei tempi del terzo Napoleone. Perciò qualcheduno argomentava che quel nastro rosso, altro non dovesse essere che il gran cordone della Legion d’Onore. Ma un vicino osservò che cotesti gran Cordoni, in Francia, sono più rari delle mosche bianche, e non si dispensano a tutto pasto come da noi!

— Che sia un Ordine turco?... — disse un tale.

— O quello di Calatrava?... — disse un altro.

— Che Calatrava d’Egitto!... Sarà il Cristo del Portogallo — entrò subito a dire un terzo che pareva ferrato in Araldica.

— Manco per sogno! — interruppe un ultimo. — L’ordine del Cristo l’ebbe mio nonno; quello porta il cuore di Gesù dentro la placca.... Ci metterei la testa che questo qui è, invece, il Gran Cordone di Francesco Giuseppe, proibito in Francia insieme al Cristo, appunto perchè si confondono col nastro rosso della Legion d’Onore.

— Però, che bell’uomo, e come gli sta bene! — esclamava una signora.

— Bell’uomo fin che si vuole! — saltò su a dire un Tizio in cap-