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dieci anni dopo 361

solo di champagne, dal calice del loro bel lanciere, o cavalleggero, o dragone amato!

Ma in quel momento un pensiero solo dominava la mente dei banchettanti; una sola la speranza: quella che S. M. il Re, che girava a cavallo da quelle parti, venisse a fare — come aveva sperato anche il Revel — una rapida apparizione sulla soglia di quella gran sala.

Ma S. M. si aggirava a qualche chilometro lontano; e nessuno aveva avuto la buona idea di dirgli:

— Maestà, dia una capatina al banchetto degli ufficiali!

Nessuno: perchè la sola, la vaga paura, di proporre cosa che al Re potesse anche per un momento seccare, incollava le labbra ai suoi consiglieri più vicini!

Fu dunque un bel sogno: una vana speranza, svanita come tante altre. E venuto il momento dei brindisi ci si dovette contentare dei tre urrà di prammatica, che il comandante la IV Brigata di cavalleria — temporaneamente anche comandante la Divisione militare di Verona — Marchese Asinari di Bernezzo, portò con calda e tonante parola, al Re, alla Regina e al Principe ereditario.


Il Marchese Vittorio Asinari di Bernezzo!

Ecco un altro di quei nomi davanti ai quali, con tutta la buona voglia di procedere al galoppo allungato, bisogna arrestare sulle quattro zampe il cavallo, scendere di sella e mettersi in posizione.

Vittorio di Bernezzo nacque il 3 agosto del 1842, dal marchese Giuseppe e Maria Radicati di Brozolo, a Casasco provincia di Alessandria, e circondario di quell’Asti doppiamente famoso, e per il suo vino spumante, e per aver dato i natali a un altro Vittorio — al bollente Alfieri.

Soldato volontario nell’agosto del 1859, allievo dell’Accademia militare di Torino, Bernezzo passò sottotenente nel bel reggimento Guide il 4 agosto 1860; e tre anni dopo, cioè al 12 marzo 1863, fu promosso luogotenente e nominato aiutante di campo di S. E. il generale d’Armata Ettore Gerbaix de Sonnaz.

E con questo grado che lo troviamo, con tre plotoni del suo reggimento, a Campagna Rossa, il 24 giugno 1866.

Fermiamoci qui. — Apriamo a questo punto il suo Stato di servizio, e leggiamo:

“Decorato della Croce di cavaliere dell’Ordine Militare di Savoja, per avere caricato valorosamente alla testa di tre plotoni; cadeva ferito in petto da una palla nemica, ed avendo il braccio sinistro rotto da calci di fucile, rimase prigioniero il 24 giugno 1866 a Custoza.„

Cotesta pagina fu illustrata dal quadro che qui riproduciamo.