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dieci anni dopo 357

VII.


XX settembre. — Cuore di Re. — La stanza della Pace. — Paolo di Revel. — Sei reggimenti di cavalleria. — Vittorio di Bernezzo. — Le Guide. — Speranza delusa. — Che peccato! — S. M. sarebbe intervenuta. — A S. Martino. — Saluto ai morti! — Tutti tacciono. — Il Re avrebbe parlato.


La mattina del XX settembre il sindaco di Verona faceva pervenire al Chievo il seguente telegramma:

“In questo giorno di festa Nazionale, Verona, orgogliosa di averlo Ospite desiderato, manda esultando all’Augusto Sovrano un caldo saluto, espressione della sua devozione e della fede nei destini della Patria, con Roma intangibile„.

Certo, nello stendere il patriottico telegramma, il Sindaco Guglielmi non si preoccupava se avrebbe, più o meno, urtato i nervi di qualche intransigente della curia vescovile....

S. M. il Re faceva rispondere:

Chievo-Reggia, 20 settembre, ore 19.30.

“Sua Maestà il Re ringrazia la cara città di Verona, che è così lieto di aver riveduto, del saluto inviatogli nella patriotica ricorrenza d’oggi, e di tutte le dimostrazioni di affetto che essa gli ha fatto in questi giorni„.

E, convinto anche il Re del proverbio, che le parole sono femmine e i fatti sono maschi — insieme alle dolci parole aggiungeva il dono, dolcissimo, di cinquemila lire, perchè fossero distribuite fra’ poverelli della città!....



Poi, siccome quel giorno di festa era anche giorno di riposo per le truppe, S. M. il Re, cui non piaceva il mestiere del disoccupato, montò a cavallo, e accompagnato dal solo Ponza di S. Martino, si recò a visitare il campo del Quadrato, presso Villafranca. Volle rivedere quelle zolle, che