Pagina:Patria Esercito Re.djvu/372

354 parte seconda

mente all’ingresso di S. M. da Porta Nuova. Presso questa, la gente assiepata, era a stento tenuta in riga dai Carabinieri.

In piazza Vittorio Emanuele, le severe linee dei palazzi del Sammicheli e del Guastaverza spiccavano in tutta la loro bellezza architettonica.



Alle nove e trentacinque minuti, S. M. entra in città. D’un tratto tutte le fiaccole a magnesio si accendono producendo un effetto magico.

Lungo il percorso si cammina al passo.

Quando la carozza reale spunta sui muraglioni, la illuminazione assume proporzioni fantastiche. Un razzo dà il segnale dell’incendio; e d’un tratto, il castello S. Pietro è tutta una fiamma luminosa. La stella d’Italia spicca nel mezzo dell’edificio.

Dal Ponte Navi si abbraccia, d’un sol colpo d’occhio, tutta la illuminazione dei muraglioni e dei colli. Festoni di palloncini alla veneziana, danno una nota gaja al quadro.

L’entusiasmo del popolo raggiunge in certi momenti proporzioni immense. Le signore, dalle finestre, sventolano i fazzoletti: — Viva il Re! — è una frenesia.

Alle dieci e venti minuti, il corteo è di ritorno verso la Gran Guardia. Qui muovono incontro a S. M. i deputati della provincia, seguiti dai più eletti cittadini. Nelle sale stanno attendendolo le dame veronesi.

E lì ci sono pure le autorità giornalistiche delle grandi occasioni. Fra queste notiamo Micco Spadaro, Ugo Pesci e Edoardo Nimenes, reduce da Omburgo, dove aveva seguito il Re nella sua visita a Guglielmo.

In ogni città, grande o piccola, dove Umberto si recasse a manovre, a feste, a inaugurazioni, a disastri, a epidemie.... o a corse, egli non ram-