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dieci anni dopo 353

VI.


Umberto a cavallo. — Suo metodo. — Agli accantonamenti. — A Verona. — Entusiasmo di popolo. — Affabilità regale. — Al campo. — Tempo perverso. — Messa al Chievo. — Domine salvum fac regem nostrum.


La mattina del 18, S. M. il Re, accompagnato dal generale di S. Martino, dal Grande scudiere Corsini, e da quattro corazzieri, montò a cavallo per andare a visitare gli accantonamenti nei pressi di Sommacampagna.

Sappiamo già, dall’interessante opuscolo del generale Orazio Lorenzi, che Umberto preferiva i cavalli molto alti, e che aveva un supremo disprezzo per quelli di statura bassa, per quanto fossero rari e belli.

Anche quel giorno dunque, fatta avvicinare una seggiola, inforcò, non senza fatica, un cavallo bianco, alto non meno di 1.70. Passando davanti a noi che, in posizione militare, lo salutavamo, ci disse ridendo:

Eh?!... Alto!... Molto alto! — e uscì dal cancello.

Da Sommacampagna passò a Dossobuono, dove il professore Paolo Postempski aveva il suo ospedale della Croce Rossa; e, tanto per non istare in ozio, S. M. dopo colazione si recò a visitare anche quello militare di Verona.

Finalmente, al dopo pranzo, accompagnato dal Sindaco e da tutta la Giunta, venuti a prenderlo, Umberto, così come aveva promesso, in tiraquattro alla Daumont, si diresse verso Porta Nuova per fare la sua entrata a Verona.

Ivi l’attesa era grandissima: vivo essendo il desiderio di rivedere il Re, non più veduto da dieci anni.

Le gradinate del Municipio e della Gran Guardia, erano state prese d’assalto molto tempo prima. Ovunque era possibile di arrampicarsi, la gente era salita, sostenendo una lotta accanita per conquistare un posto.

La illuminazione delle case era completa. Ad ogni fanale delle vie erano aggiunte due grandi fiaccole a magnesio, da accendersi simultanea-