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342 parte seconda

sullo scrittoio: il ritratto del reale suo erede, delizia e cura della giovinetta madre, il quale aveva — 27 anni addietro — fatto echeggiare lietamente della sua voce argentina le volte della fatale villa di Monza.

La vista di quel ritrattino, che S. M. prese in mano con curiosità e compiacenza, chiamò sulle sue labbra un sorriso di tenerezza.

Un’altra cosa, di natura ben diversa, fermò l’attenzione di S.M. il Re; cioè una paniera di sigarette d’ogni specie e forma, collocata lì sul tavolino, e accompagnata da tutto l’occorrente per accenderle e fumarle.



Tutti sapevano che Umberto, per ordine dei medici, da grande fumatore di sigari Virginia quale era stato, aveva da qualche anno smesso dal fumare. E fu così grande allora lo sforzo, il sagrificio da lui fatto che, in sulle prime — lo narrava egli stesso — quando vedeva un sigaro fra le labbra di un suo aiutante, gli sarebbe venuta la smania di strapparglielo di bocca, per fumarselo lui!

Se non che, dopo alcun tempo di cotesta vera privazione, il suo medico, il buon Dr. Scaglione — passato anch’egli nel numero dei più — gli aveva fatta la concessione di fumare qualche sigaretta. Ed era tanta