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332 parte seconda

mare: “il mio buon padrone di casa!„ Dopo, si avvia, salutando a destra e a sinistra i plaudenti, verso la soglia del cancello, dove lo stanno attendendo i notabili sullodati; e i primi cui S. M. dirige la parola sono il sindaco e il parroco, fra loro vicini come i due fratelli Siamesi.

— Sono contento di trovarmi ancora in mezzo a loro, dopo tanti anni — disse S. M. — Siamo un po’ invecchiati: ma almeno siamo invecchiati insieme.

— Dio conservi a lungo V. M. — sclamò il buon sacerdote — che per noi, poco importa.

— So che qui mi vogliono bene. Rammento sempre con compiacenza le dimostrazioni di affetto ch’ebbi nel 1887.

Indi si mosse, e chiamandoci vicini, chiese notizie del nubifragio di due dì innanzi.

— Si guardi intorno Maestà!... Veda in che condizioni siamo obbligati di riceverla! — e si additò gli avanzi della grandinata, qua e là accatastati in forma di montagnuole.

— Uhm! non me ne sarei accorto! — fece il Re con quella gentilezza
d’animo che incoraggia e consola. Così discorrendo, si diresse verso la villa; percorrendo a piedi tutto il viale che dieci anni addietro aveva percorso in carrozza per recarsi subito ai forti d’assedio.

Giunto all’ingresso, salì i pochi gradini che mettono nell’atrio e si volse a salutare il corteo, che intanto gli formò davanti un mezzo cerchio.

Il sole che stava tramontando, concedette all’orizzonte ancora qualche sprazzo di luce. A destra dell’entrata, stavano schierati dodici corazzieri in alta tenuta; a sinistra, dodici livree rosse; e questi e quelle incorniciavano il quadro con effetto nel suo insieme stupendo.

Alle sette e mezzo le autorità, congedate dal Sovrano, si ritirarono; e, come tutti i salmi finiscono nel modo che ognuno sa, così passata mezz’oretta — il tempo di vestirsi — ci sedemmo a pranzo. Era un pranzo, diremo così di famiglia; come