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dieci anni dopo | 331 |
II.
A Porta Nuova, intanto, più di cinquemila persone fanno ressa dentro, fuori, e intorno alla stazione. È una folla, anche questa, ansiosa di rivedere quel Re che per fascino e per bontà nessun altro uguaglia.
Anche qui, autorità... più autorevoli e più numerose... consigli comunali e provinciali, deputazioni, associazioni, circoli... non manca nessuno.
Pochi minuti dopo giunta la macchina staffetta, che prosegue da Porta Nuova dritta a Parona, ecco la cornetta che annuncia l’arrivo del treno reale.
Questi arrivi, suppergiù, si rassomigliano tutti. La macchina entra sbuffando; e, neanche a farlo apposta, va quasi sempre a fermarsi una cinquantina di metri più lontana dal gruppo, che aspetta, col cappello in mano, occhi e bocca spalancati, l'ambito saluto reale.
I distanziati, sbuffando come la macchina, divorano quei cinquanta metri e fanno, nuova corsa al pallio, a chi arriva primo all’onore della regala stretta di mano...
Qui segue tutto il solito cerimoniale, e il non men solito entusiasmo. S. M. il Re non dimentica nessuno. Affacciato allo sportello della carrozza, chiama a uno a uno, deputati, senatori, tutte le autorità maggiori e minori. Si congratula col sindaco Guglielmi di vederlo ancora, dopo dieci anni, a capo della amministrazione della sua cara Verona, e lo invita ad accompagnarlo fino alla villa.
— Viva il Re! — e il treno parte allegramente verso la mèta: il Chievo.
Vi arriva alle sette e quattro minuti. La folla prorompe in acclamazioni. La banda, anzi le due bande, ci danno dentro a doppi polmoni, e combinano insieme una dissonanza... patriottica, cui nessuno presta orecchio, perchè tutti i sensi dei presenti sono concentrati nel Re.
Questi scende dal treno con aria soddisfatta, stringe per primo la mano a chi deve per primo incontrarlo, a colui ch’egli aveva l’abitudine di chia-