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328 parte seconda

Intanto, a Verona erano già arrivati il ministro della Guerra Generale Luigi Pelloux col marchese Rangoni, suo ufficiale d’ordinanza; ambedue vecchie conoscenze di Verona, ove il primo era stato comandante del V Corpo d’Armata.

A Dossobuono, invece, piantava le sue tende l’illustre dottor Postempski, col suo ospedale da campo; il quale dottore, per quanto celebre nell’arte sua, avrebbe indarno escogitato un efficace farmaco per sanarci dei mali piovuti, quel dì stesso, dal cielo.

A Verona arrivava pure il tenente generale Morra di Lavriano — comandante generale, allora, di quelle grandi manovre, e più tardi, nostro ambasciatore presso il Cesare di Russia.

Nel 1887 non si era trattato che di una ristretta manovra d’assedio; ora trattavasi di cose grosse...

Attacchi e contrattacchi, getti di ponti sul Mincio; grandi manovre, infine, che dovevano svilupparsi fra Sommacampagna, Valeggio, Monzambano, Monte Croce e Custoza.

L’azione attiva però non doveva cominciare che il 15, coll’arrivo sul posto di S. M. il Re.

Non mancavano gli addetti militari di tutto l’orbe terracqueo, nelle loro svariate uniformi: Germania, Austria, Russia, Rumania, Spagna, Svezia, Svizzera, Stati Uniti... e persino il Giappone. Non mancava che la Cina... ma sarà per un’altra volta!

Avremo, più avanti, l’occasione di fare la personale conoscenza di tutta codesta rappresentanza militare... a tavola.

S. M., colla sua Corte militare e civile, doveva giungere alla stazione di Porta Nuova alle ore 6.47 minuti; e alle 6.52, dato che il treno non fosse vittima dei soliti ritardi, doveva discendere alla fermata provvisoria del Chievo, a nord della Villa, come nel 1887. La quale fermata però, questa volta, era stata trasformata in una vera e propria stazione, con comoda piattaforma per l’imbarco e lo sbarco dei cavalli, e per lo scarico delle merci e delle vettovaglie.



Ma, giacchè siamo a parlare del seguito Reale e della sua Casa civile e militare, fermiamoci un momento sulle persone che la componevano.

Come Casa propriamente detta, nel suo numero, non era molto diffe-