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318 | parte seconda |
“Voi accoglierete esultanti la lieta notizia, e sarete orgogliosi di acclamare l’Augusto Monarca, esempio di lealtà e di amore al suo popolo, geloso custode della libertà, dell’onore e della grandezza della patria nostra.„
“Cittadini,
“Moviamo tutti ad incontrare il nostro Re, e manifestandogli il nostro riconoscente affetto, affermiamo solennemente, ancora una volta, l’attaccamento e la devozione che ci legano a Lui ed alla gloriosa dinastia di Savoia.„
Sull’imbrunire del 29, cioè il terzo giorno dell’arrivo, S. M. in breack alla Daumont, seguito da tutta la sua Casa civile e militare, si diresse — così era l’itinerario fissato — verso i Portoni di Porta Nuova, traversando S. Zeno, e Porta Pallio — l’antica porta, fuori della quale ai tempi di Dante si correva, la prima domenica di quaresima, il drappo verde.
A Porta Nuova, si può dire che tuttaquanta Verona fosse raccolta. E non soltanto Verona e la sua provincia; ma si calcolava che, dai vicini paesi del Trentino, più di 20.000 persone fossero accorse per far festa al Re d’Italia. Così che, fino dalle prime ore della sera, tutte le vie della città brulicavano di gente, viva, gaja, entusiasta; e caffè, e restaurants, e birrarie, erano presi letteralmente d’assalto.
Alle ore otto, la circolazione lungo lo stradone di Porta Nuova, ora Vittorio Emanuele, riusciva impossibile.
Tutte le case pavesate e imbandierate, s’intende; e fuori di porta, così come aveva consigliato il Comitato, una massa compatta di equipaggi, i quali attendevano il sospirato arrivo.
Consiglio Comunale, Deputazione provinciale, Corte d’Assise, Tribunale, Fisco, Intendenza di Finanza.... la Giunta in testa — non mancava nessuno.
La carrozza del Re spunta alle otto e un quarto. E annunciata dalla terrazza di Porta Nuova con un razzo che va dritto fino alle stelle.
La campana della torre suona a distesa; un applauso simultaneo, unanime, immenso, saluta Re Umberto che, entrato in quel momento, procede lentamente irradiato da un mare di luce. Ondate di popolo seguono l’equipaggio Reale, e c’è persino chi, nell’infrenabile entusiasmo, s’arrampica di fianco e di dietro della carrozza, pur di toccare un lembo della tunica del Sovrano, come se avesse a toccare una reliquia di santo.
Nel programma veniva prima un giro nella città. Giunti gli equipaggi dove nel 1882 S. M. veniva a visitare le rovine della inondazione, e dove oggi è gittato il Ponte Umberto, un urlo assordante accoglie il Re.