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re umberto al chievo 317

dove, proprio in quel momento, stavano tranquillamente desinando le donne di casa; ben lontane dal supporre quale po’ po’ di sorpresa stesse salendo le scale, per piombare in mezzo a loro.

All’apparire sulla soglia di S. M., esse fecero come un gruppo di piccioni che, intenti a bezzicare una manata di grano, siano a un tratto sorpresi da qualche cosa di grosso, e levino il volo spauriti, per raccoglierlo più lontano.

La confusione, lo spavento, la gioja di trovarsi anch’esse in presenza del Re d’Italia, fecero loro inghiottire, senza masticarlo, il boccone saporito che avevano in bocca.

Davanti a quel quadretto comico, anche Umberto sorrise, e per togliere le donne d’impaccio, si recò diritto verso quella finestra, dalla quale — così almeno si pretende — S. W. l’Imperatore Francesco Giuseppe era salito, la mattina dopo che seguì la sconfitta di S. Martino e Solferino, a vedere, certo con poca soddisfazione, la disastrosa ritirata del suo Esercito.

Pareva quasi che al forte Lugagnano fossero stati avvertiti della apparizione sovrana; perchè, non so come, proprio in quel momento, il riflettore, staccandosi dai forti dove vibrava i suoi raggi, li rivolse istantaneamente verso la finestra ove s’era affacciato la geniale e cara persona del Re; la quale si trovò così a un tratto circondato da una grande aureola di luce.

Santo e caro martire! oggi piangendo la tua morte, di ben altra aureola circonda la tua effigie venerata, il cuore di ogni anima italiana!


VII.


La città in febbre. — Alla Gran Guardia. — Muore Depretis. — Partenza anticipata. — Gentilezza regale. — Verso Monza.


Ma lasciamo per un momento il Chievo, e diamo un’occhiata a ciò che si preparava dentro le mura Scaligere fino dal giorno prima che S. M. il Re, come aveva promesso al sindaco, dovesse visitare Verona.

La Giunta Municipale, i Reduci delle Patrie Battaglie, i Reduci Italia e Casa Savoja, la società del Tiro a Segno, altre società e consociazioni, e circoli militari civili, e di beneficenza, avevano tutti tappezzati i muri della città coi loro manifesti. Quello della Giunta diceva:

Cittadini,

Domani S. M. l’amatissimo nostro Re, accettando cortesemente l’invito, verrà da Chievo per Porta Nuova, alle ore 8 pom., a fare una visita alla nostra città.