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300 | parte seconda |
Passavano così delle mezz’orette; durante il qual tempo, Umberto sbirciava, a quando a quando, dalla parte della sua vittima, che a quelle occhiate faceva il nesci e, carezzandosi il nero pappafico, guardava in alto, il Trionfo di Marte del sottinsù del salone — noto affresco del pittore da Campo. Finalmente, quando il Re si accorgeva che l’uomo era rassegnato al suo destino, allora fatto il suo gesto caratteristico, ch’era un invito a seguirlo, s’incamminava a testa alta e a passi misurati verso la sospirata sala da pranzo.
Umberto aveva vista e udito finissimi. Se parlavate anche a bassa voce, egli si voltava verso il parlatore e gli faceva un cenno, come a dirgli:
— Badi!... ci sento.