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re umberto al chievo | 297 |
III.
È noto come il povero Re Umberto s’ingerisse personalmente di tutta l’amministrazione della Sua Casa; che sapeva, conosceva tutto, che nulla gli sfuggiva.
Semplice nei gusti, frugale e astemio, non beveva che acqua pura in grandi bicchieri sempre pieni di ghiaccio. Aveva però una speciale predilezione, una specie di passione per le pere, ch’egli a Monza coltivava con molta cura e che, con grande piacere affettava, sbucciava, e assaporava, per quanto fossero grosse. Anzi, in fatto di pere, S. M. non ammetteva rivali!... Le sue di Monza, per sapore e per volume, volere o volare, dovevano battere tutte le altre pere del mondo!
Un giorno, un gentiluomo piemontese, coltivatore anch’esso di frutta a sistema razionale, sapendo della passione di S. M., si permise di spedire al Chievo una cassetta delle sue pere migliori.
Erano queste, per davvero, di un volume eccezionale. Se fossero altrettanto buone non si sa... perchè S. M., aperta la cassetta, fece una smorfia. Ordinò di ringraziare il donatore con una bella lettera, ma... ma non ne mangiò. E non avendone gustato S. M., era naturale che noi, da buoni sudditi, non se ne avesse a toccare....
Fare una infedeltà alle pere reali di Monza!?... Non ci sarebbe mancato altro!
E non se ne toccò!