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292 | parte seconda |
rona avesse fino allora registrato — il conte Pianell di suo pugno nuovamente scriveva:
“Mi affretto a parteciparle che il Primo aiutante di campo di S. M. il Re mi ha comunicato che la Maestà Sua giungerà a Chievo, alla sua Villa, nelle ore mattutine del giorno 27 corrente — mercoledì.
“Appena mi sarà dato di sapere l’ora precisa dell’arrivo di S. M., mi farò premura di renderne avvertita la S. V.„
E l’illustre generale, non contento di avermi scritto, venne il dopo pranzo di quello stesso giorno, di persona, a parlarmi in villa.
Nel passeggiare insieme su e giù pel giardino, occupandoci naturalmente della visita Reale, gli feci osservare che dalla parte del Nord, in fondo a un lungo viale d’ippocastani, esisteva un’antica uscita, davanti la quale corre la via ferrata che da Porta Nuova si dirige a Parona — la ferrovia che conduce al Brennero — e che, se fosse stato possibile d’improvvisarvi per la circostanza una fermata, S. M. il Re avrebbe potuto scendere direttamente e con maggior libertà alla villa, senza la complicazione di carrozze e cavalli che lo attendessero alla stazione di Verona; così dicendo, condussi il generale a vedere co’ propri occhi il luogo.
Manco dirlo; la proposta fu subito accettata. Egli stesso s’incaricò di parlarne alla direzione delle ferrovie — che rispose tosto di sì — e, insieme a questa, lavorando anche di notte, s’improvvisò lì per lì un padiglione, mascherando la parte rustica come meglio ci venne fatto.