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re umberto al chievo | 291 |
bre 1897, il lagrimato Re Umberto I, quivi alloggiò ospite dei conte Pullè, ricordato da un quadro del Sartori; ed ascoltò la Messa la domenica 19, acclamato prima e dopo, dal popolo.„
Così Don Pighi; ed era naturale che, facendo il cronista, non dimenticasse di essere un buon sacerdote: e che dovesse perciò coronare le sue notizie, non solamente da fedele monarchico, ma altresì da osservante cattolico. A quella Messa da lui citata assistemmo noi pure. E in quel giorno, vedendo davanti a noi la cara persona viva del più leale e generoso dei Re, avremmo più facilmente potuto imaginare che il mondo sprofondasse a un tratto nel vuoto, anzichè sospettar mai che una mano parricida lo attendesse tre anni dopo nella sua diletta Monza per trucidarlo!
Ed ora che quel bravo sacerdote ci ha messo sulle labbra il nome del lagrimato nostro Sovrano, entriamo a parlare di Lui: parliamo delle sue due dimore nella avventurata villa del Chievo.
II.
La mattina del 19 luglio 1887, ricevetti dal servizio telegrafico del Genio Militare — stazione Chievo — il seguente dispaccio:
“La prevengo che, come da comunicazione or ora ricevuta dalla Casa Reale, S. M. il Re alloggerà certamente nella sua Villa, soggiornandovi fra il 25 e il 29 corrente.
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Cotesto preavviso era un atto di squisita cortesia che il conte Pianell volle usare al proprietario, per dargli modo di ricevere l’ambita visita, se non degnamente, almeno decentemente.
Furono, s’intende, giorni di febbrile entusiasmo per tutti. Non erano le braccia e i muscoli che lavorassero, era l’immensa energia dei cuori.
Alla bell’e meglio, casa e giardino in pochi dì erano pronti: e cinque giorni dopo, il 24 luglio, — uno dei più caldi che il termometro di Ve-