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274 parte prima

mortalmente ferito accanto a me, poco prima delle 9 antimeridiane. — “Povera madre mia! Dio la consoli!„ — fu il suo primo grido. E, subito dopo: — “Evviva il Re! Evviva l’Italia! Avanti ascari... e niente paura, la vittoria è nostra!„

Una profonda commozione mi assale ricordando questo episodio, Quanto eroismo, quanto valore!

Nel suo lutto l’Italia può bene andare orgogliosa di questi suoi figli. Povero Frigerio! Pensare che io lo volevo lasciare al campo a sorvegliare le impedimenta, e che dovetti arrendermi alla sue insistenti preghiere, alle sue lacrime, per condurlo meco!... Fatalità! — Se tu potessi scrivere una parola di consolazione alla sua povera madre, la quale 15 giorni prima aveva perduto un altro figlio per malattia a Milano, faresti cosa veramente pietosa.„

Dalla commozione che io provo nel copiare questo brano della lettera del mio amico, nasce in me un senso di sgomento nel pensare alla impressione che ne proverà lei nel leggerlo. Ma penso pure alla tempra elettissima del figlio estinto, e so di scrivere alla sua degna madre.

Permetta, o signora, che io le presenti le più rispettose e sentite espressioni di dolorosa simpatia.

Devotissimo

Felice Sismondi, Maggiore Generale.



Se non che, anche questa lettera non calmò lo stato d’animo dei genitori di Giannino.

Essi, pur convinti che più, nessun filo di speranza, rimaneva al loro cuore, ardevano però sempre dalla sete di avere, almeno, qualche particolare della orribile disgrazia!

Sapere come, dove, in quali condizioni, quella morte era avvenuta. Dove, come era stata raccolta la salma della loro creatura. E, col cuore saguinante, bevere.... bevere.... bevere a quella tazza amara, con spaventosa voluttà!

Perchè la sete di certi dolori è sete inestinguibile.

Infatti, veder morire nel suo letto un figlio amato — come i genitori di Giannino videro poco tempo prima morire il fratello Carlo — potere raccoglierne l’ultimo respiro. Avergli potuto dare l’ultimo bacio. Aver composto la cara salma dentro la cassa.... Averla coperta di fiori.... bagnata di lacrime.... Averla veduta, co’ propri occhi, scendere a dormire l’eterno sonno nella tomba di famiglia, protetta dagli insulti del tempo, e della profanazione umana.... fu, certo, grande dolore, fu spasimo infinito; ma lo spasimo, ebbe un conforto. Triste conforto!

In vece, sapere il figlio lontano, caduto fra i barbari; non sapere come,