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eroismo e sacrificio 259

Giovanni ed Enrico Cairoli — nella mente dei quali non sarebbe certo allora entrato mai il dubbio che pochi dissennati, senza patria e senza fede, dovessero un giorno attentare a quella unità per la quale essi offrivano l’olocausto della propria vita — Giovanni ed Enrico, là, sui monti Parioli, impegnata una lotta impari e disperata per la conquista di Roma, compresero subito la inanità del loro tentativo, dei loro sforzi. Sopraffatti dal numero, stretti intorno dal nemico, bersaglio alle palle dei Chassepots, essi avrebbero potuto ancora salvarsi colla fuga.....

Ma, tempre degne degli eroi di Plutarco, in quel momento supremo, i due fratelli, invece, si guardarono in viso..... si compresero!



— Ehi, Giovannino! — disse Enrico al fratello, sorridendo — qui bisogna morire, altrimenti ci daranno del buffone!

E caddero uno accanto all’altro, colpiti dalle palle di quei famosi Chassepots, di cui a Parigi i nostri fratelli Latini, decantavano le meraviglie!

Giovanni morì in seguito; ma Enrico rimase colpito mortalmente sul campo; e col nome della patria sulle labbra, morì ravvolto nelle pieghe del Tricolore italiano.

Perchè, allora, la gioventù conservava ancora, intatti nel cuore, gli alti ideali di patria, or pur troppo obliati. Con quelli e per quelli sapeva allora combattere, sapeva allegramente morire!

Oggidì non abbiamo più nulla!... Ed ecco il nostro male maggiore: