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248 | parte prima |
cipi, movendo da Moriana, procedettero per otto secoli, nel loro cammino glorioso, circondati dall’aureola del valore e della virtù!
Una delle epigrafi consiste nella data e nella dedica; le altre dicono:
QUI CARLO ALBERTO |
VITTORIO EMANUELE DUCA DI SAVOIA |
SULLE VOSTRA OSSA |
Il figlio di Amedeo lesse e rilesse le tre epigrafi, e il buon sangue dei Savoia gli fiammeggiò dagli occhi.
VIII.
Ed eccoci al famoso Gymkhana!
S. A. R. il Conte di Torino, alle ore 17 del giorno 25, era aspettato nel bosco di S. Michele, per assistervi; e vi si recò puntuale. Ma non vi andò nè a cavallo, nè in carrozza, nè a piedi. Vi andò in barca; partendo da Porta S. Pancrazio, dove il comandante la brigata pontieri aveva, diremo così, armata la flotta.
In barca! La novità della cosa, per un paese di terra ferma, aveva chiamato a S. Pancrazio gli equipaggi di parecchie fra le patronesse, le quali — e si comprende! — non volevano lasciarsi sfuggire la bella occasione di navigare in compagnia del giovane e simpatico Principe, non fosse che per quindici minuti: che tanto era il tempo che ci voleva per arrivare alla mèta.
Se non che, la vista dell’Adige, quella del fiume grosso, giallo di pantano come un malato d’itterizia, fece sì che al momento di spingere i piedini in barca, quelle eleganti signore rimanessero lì, sospese in aria.... fra il volere e il disvolere, come colte da un non so che.... un non so che.... molto simile alla tremarella.
Poichè, Signore Dio! si capisce: una donna di terra ferma non si