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6 | prima parte |
Rammentiamo, che i Romani antichi portavano al loro vessillo un vero culto idolatra — quasi una superstizione; che essi lo facevano precedere a tutti i loro Dei, come fosse l’emblema di una divinità tutelare, superiore a tutte le altre. E come, nei colori della propria bandiera abbia il soldato, in tutti i tempi, veduto un talismano, un emblema caro, che richiamava alla sua mente il lontano e desiato focolare domestico. Rammentiamo, che grande iattura era legata alla sua perdita!
Gelosi noi pure del nostro vessillo, non dobbiamo essere da meno degli antichi eroi nel conservarlo, nel difenderlo!
È noto che, come avviene di tutte le cose preziose, una viva, una dotta discussione s’impegnava, per precisar bene quali sieno le origini, a chi spetti per primo in Italia il vanto dei tre colori, come bandiera nazionale.
I poeti — eh, mio Dio! che cosa non vedono e non sognano i poeti? — pretesero che li vaticinasse Dante, quando giunto presso le soglie del Paradiso, descrive l’apparizione celeste della sua Beatrice:
Così dentro una nuvola di fiori |
E cioè, il bianco del velo, il verde del manto, il rosso della fiamma viva. In altri termini, le tre virtù Teologali: Fede, Speranza e Carità. Intendendo così, che l’immortale poeta non potesse meglio descrivere la mistica apparizione, se non vestita dei Tre Colori della futura e gloriosa bandiera italiana!