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218 | parte prima |
Il capitano di Stato Maggiore conte Taverna, il quale era entrato in Villafranca colla cavalleria, fece rapidamente percorrere da drappelli e pattuglie tutte le vie; e fu presto constatato che il paese non era occupato dal nemico. Allora il capitano Marchesi, sempre nel dubbio che vi fossero cavalieri nemici dietro il rialzo della ferrovia, vi si lanciò di carriera.
Il generale Ferrero, comandante la Brigata Parma, fece distendere i bersaglieri fra la strada postale e ferroviaria, e spinse in esplorazione il terzo squadrone Alessandria verso Calori e Ganfardine.
Il capitano Marchesi, veduta della cavalleria vicino a Ganfardine, vi accorse al galoppo, credendoli Usseri austriaci: trovò invece il secondo squadrone d’Alessandria, comandato dal Falsina, che lo avvertì come si fossero veduti cavalieri nemici appartenenti a diversi corpi, verso Somma-campagna.
Il capitano messosi a contatto colla cavalleria della Divisione Bixio, fece suonare la raccolta e si ritirò su S. Giovanni, lasciando un plotone di retroguardia....
Una sezione della Undecima batteria comandata dal luogotenente Ferrari del 5° Reggimento artiglieria, si portò in posizione sulla Strada Villafranca-Verona.
Questi, guardando verso la città, scorse dei cavalieri sullo stradale, e ne avvertì immediatamente il generale. Il luogotenente Adamini dei Cavalleggeri d’Alessandria, volle riconoscerne il numero. Mentre avanzava, vide un ufficiale, seguito da una cinquantina di ussari che gli venivano incontro a briglia sciolta. I cavalieri italiani ebbero appena il tempo di gettarsi a destra e a sinistra della strada in rialzo, mentre il Ferrari, fatto esplodere due granate fermò gli ussari, uccidendo l’ufficiale e una ventina d’uomini e cavalli, che rimasero tutto il giorno, come barricata, in mezzo la strada„.