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i cavalleggeri di alessandria 211

Vitali, galoppando alla testa del suo reparto, si cacciò nel folto della mischia per il primo. Circondato, assalito da più parti, non potendo far uso della sciabola, cadde morto sotto un poderoso fendente che, a detta dei presenti, gli staccava quasi la testa dal busto.

Quella morte tragica fece spargere molte lagrime a Milano, dove il Vitali aveva numerosi e affettuosi amici e parenti, da quella notizia fieramente colpiti.

 
Luigi Mazzola.

E gloriosa fine ebbe pure il luogotenente nobile Luigi Mazzola; il quale, avendo il proprio cavallo ucciso, lottò da terra, corpo a corpo cogli stessi Ulani, non cedendo la vita che alla brutalità del numero.

Ma il tributo di sangue che la società milanese diede quel giorno alla patria, non si fermò soltanto ad Armando Vitali; dovette registrare, fra l’altre, anche la morte straziante del giovane conte Camillo Dal Verme, ch’era luogotenente nel primo squadrone del reggimento Guide.

Il conte Camillo Dal Verme fu, anch’egli, uno dei volontari milanesi del 1859, con noi, nell’istesso anno, passato ufficiale. Apparteneva a una delle più illustri famiglie del patriziato lombardo ed era anche un geniale pittore. Nella giornata del 1866, a Custoza, rimase mortalmente ferito in una delle cariche eseguite dal suo squadrone. Non restò morto sul campo; ma si spense in mezzo a spasimi atroci, a Monzambano, dove era stato portato e adagiato sopra un giaciglio di paglia. Il Dal Verme, comandato alla leva a Bari, pochi giorni prima che venisse l’ordine di entrare in campagna, tanto fece e tanto disse, che potè raggiungere il suo squadrone a Bagnolo di Brescia, il 20 giugno 1866. Quattro giorni prima, cioè, della battaglia e della sua morte.

Cesare Stucchi, il volontario di artiglieria dianzi nominato, il quale, portato via il Dal Verme, veniva adagiato sullo stesso pagliericcio, narrò di quella morte alcuni ragguagli che stringono il cuore. Egli vide là, su quel mucchio di paglia, una specie di gomitolo, il quale nulla più con-