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198 | parte prima |
ma che più delle parole valgono i fatti. Motivo per cui, da uomo generoso e pratico, mandò al banchetto, insieme alla lettera, una splendida corbeille di fiori, un capolavoro dei fratelli Restelli, grandemente ammirata.
Così il fiore del campo s’intrecciò al fiore della cavalleria italiana.
Chiuso il volume degli omaggi in mezzo agli applausi, si levarono le mense, e tutti ci recammo in corpo al vicino quartiere Montebello, dove ci attendeva una nuova e grata sorpresa.
Ma, zitto! si alza la tela, e si dà principio alla rappresentazione, nientemeno che colla Gran Via, cantata e recitata dai soldati del reggimento in perfetto costume spagnuolo. Un divertimento di prosa e musica con relativo programma, e artistici manifesti da rivaleggiare con quelli che coprono i muri della città, e gli altri dei teatri quando si annunziano le opere del Franchetti o del Puccini; il tutto ideato e diretto, dal conte Jan di Benevello, allora maggiore del reggimento.
Usciti dalla sala degli spettacoli, eccoci ai salti da piedi, prima, e da cavallo dopo, della truppa. Eccoci al salto degli ostacoli degli ufficiali.
Ed eccoci al polo-bicicletta dei sott’ufficiali; al tennis inevitabile, e a tanti altri esercizi, tutti quanti utilissimi alla ginnastica e alla salute.
Finiti anche i giuochi ed i salti, le autorità e gli altri ufficiali entrarono a visitare il museo del reggimento — un museo ricco anche di capi d’arte — dove sono con grande amore raccolti gli innumerevoli e svariati doni, offerti in diverse epoche, e come memorie tutte gradite e care, da quelli ufficiali che ebbero l’onore di appartenere a Genova Cavalleria.