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188 | parte prima |
dai nostri, e lasciando il terreno coperto di morti e feriti, fra i quali lo stesso Stengel. Murat, succeduto nel comando allo Stengel cercò di riunire i fuggiaschi, di diminuire gli effetti della carica dei nostri; ma invano.
Dispersi i nemici, il colonnello Chaffardon faceva dai suoi trombettieri suonare la raccolta, e con numerosi prigionieri attraversava l’armata Austro-Sarda ovunque accolta da applausi e dalle grida: “Viva i Dragoni del Re„.
Nella cartolina commemorativa di questo fatto d’armi leggiamo:
“Al Bricchetto, dopo la Battaglia di Mondovì (21 aprile 1796) 200 uomini del Reggimento, allora chiamato dei Dragoni del Re, guidati dal loro colonnello marchese d’Oncieu de Chaffardon, intrepidi si lanciano contro 1000 cavalieri francesi mandati oltre l’Ellero da Bonaparte, e condotti nel primo scontro dal generale Stengel, il quale, mortalmente ferito dallo stesso colonnello d’Oncieu, cadde sul campo.
Nel secondo scontro colla cavalleria francese comandata da Murat, la Cornetta cavaliere Renato Roberti di Castelvero, impugnato furiosamente lo stendardo, se ne serviva come d’un’arma per colpire i nemici; finchè questi, rotti e sconfitti, si diedero alla fuga, lasciando in mano dei nostri buon numero di prigionieri. In quella circostanza i Dragoni del Re facilitarono col loro valore la ritirata dell’Armata austro-sarda, che correva pericolo di esser accerchiata: e perciò lo Stendardo del Reggimento fu da S. M. Vittorio Amedeo III decorato da due Medaglie d’oro. „