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i cavalleggeri di monferrato 177

Piccolo di statura, ma ben proporzionato, aggraziato di forme, roseo, biondo, anco lui come il giovinetto Eurialo

avea le gote
del primo fior di gioventù cosperse.

Sotto la tela cerata del suo keppy, non ancora consumata dai soli e dalle pioggie, ornato di quelle spalline nuove di zecca, vestito di quella
Marchese Giuseppe Della Rovere di Montiglio
tunica colle mostre fiammanti per freschi colori, egli aveva, a prima vista, piuttosto l’aspetto di una fanciulla vestita da ufficiale, che non quello di un fiero cavaliere in battaglia. Quand’egli, apparentemente impacciato come un uccellino che tenta i primi voli dal nido, si presentò in testa al suo plotone, noi, già rotti alla vita del campo, maggiori di lui di qualche anno, invidiosi forse di quelle belle e smaglianti spalline, lo guardavamo con una specie di compatimento, e fra noi stessi dicevamo:

— Povero ragazzo!

Ma buon sangue non mente mai! La prova che quel ragazzo era stoffa d’eroe, l’avemmo presto: quando in piena battaglia, scortando esso le bat-