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164 parte prima

di Stato Maggiore della Divisione Mollard, poi tenente generale, deputato e senatore del Regno, più volte ministro, e Gran Collare della SS. Annunziata; Genova Thaon di Revel, allora maggiore, poi tenente generale, già ministro della guerra nel Gabinetto Rattazzi, comandante il III Corpo d’Armata a Milano, ora a riposo; marchese di Bassecourt, d’origine spagnuola, comandante allora di quella benedetta batteria tante volte nominata, poi generale anch’egli, e deputato al Parlamento, morto da alcuni anni. Finalmente, il conte Gerolamo Fè d’Ostiani, di antica famiglia patrizia di Brescia, commendatore dell’ordine di Malta — bianca crocetta che egli con evidente compiacenza, portava costantemente sul petto — allora luogotenente in prima, morto anch’esso da pochi anni, col grado di colonnello di cavalleria.

A noi, dunque — dopo aver detto che quel medico militare del quale il capitano Avogadro, nel suo rapporto, dimentica il nome, si chiamava dottor Bianco — non rimane che compiere un atto doveroso specialmente verso due dall’Avogadro segnalati: il sottotenente Della Rovere, il soldato semplice Gamba. Il primo, un discendente da magnanimi lombi: l’altro, un povero figlio della gleba.... fratelli entrambi nella gloria e nel patriottismo.


VI.


Belve umane. — Mollard. — Aspetta cavallo! — Franchelli morente. — A Revoltella. — I Cavalleggeri di Saluzzo. — Giovanni Govone. — A Palermo. — Il tenente Pollone.


Ernesto Turati — il risparmiato della mattina — narrava d’aver veduto Franchelli parare, vicino a lui, colla sciabola, la baionettata di un croato; e che, mentre fatto puntello delle staffe, stava per vibrargli una puntata — una di quelle puntate che piacevano tanto all’Avogadro — un altro lo prendeva di mira, innavertito, dalla destra, tirandogli a bruciapelo una fucilata mortale.

— Impossibile avvisarlo, impossibile impedirlo.... fu un battere di ciglio! — Così disse poi il Turati.

La palla, entrata dalla mascella, era uscita dalla nuca!

Quando noi, al rombo delle ultime cannonate che davano il buon viaggio ai fuggitivi, e dopo che all’appello, fatto lì per lì sul posto, del combattimento, non udimmo il Franchelli rispondere: Presente! indovinammo pur troppo subito, che cosa fosse accaduto di lui! Così che, scesi da cavallo, chiedemmo al capitano il permesso di andare a cercare, il suo e