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158 parte prima

pronto e naturale, trasse dal taschino della giubba l’oriolo e la catena, e me li offerse....

Io ringraziai sorridendo, ma respinsi la mano. Egli mi guardò con grande meraviglia e, in un italiano spropositato, mi disse:

Ti non accettar mia memoria!... Perchè?

— Perchè nè voglio, nè posso, nè debbo.

Der teüfel!... Ma chi star dunque ti?

Mi?... star volontario — risposi, mentre i miei compagni ridevano.

Folondario?!... Oh! tutto capito. Ti gran signore, servi per questo — e così dicendo toccava il cuore — Io pofero capitano, con quattro Kind, servo per questo...

E qui, alzando le tre dita della mano destra, fece l’atto del soldato che presta giuramento. Poi avvicinato a me, che intanto avevo per un momento fatto pied-a-terra, soggiunse cogli occhi lagrimosi:

Ti dare a mi un bacio! ...

Lo baciai.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Là, silenzioso, rincantucciato, il biondo ufficiale guardava, ascoltava e fremeva. I denti stretti, le labbra convulse, gli occhi rivolti al cielo, pareva che in quell’istante facesse un voto....

E chi può dire se, sette anni dopo, sui piani di Custoza, quel suo voto non sia stato — pur troppo! — esaudito?!



Fra la consegna dei prigionieri e il nostro ritorno al campo, erano seguite due ore di tregua, durante le quali il generale Mollard teneva fermo lungo la ferrovia, mentre il Cucchiari si ritirava. Intanto, davanti ai nostri occhi sfilano i feriti. Fra questi vediamo la nobile figura del generale Arnaldi, seduto sul coupè di un’ambulanza, e morto più tardi all’ospedale. Vediamo, quella dell’allora capitano dei bersaglieri, valoroso marchese Pallavicino — che fu poi tenente generale, senatore del Regno,