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140 | parte prima |
L’ingegno umano, anche quando il genio lo conduce, segna un limite alle sue scoperte, ai suoi prodigi; perchè anche il genio si arresta davanti alle manifestazioni, ai miracoli che sono opera del cuore. E lo spettacolo che i cuori di tutto un popolo — il popolo lombardo — offersero in quei momenti, non vi ha lirica per quanto alata di poeta, non v’ha maestria di pennello che possa renderlo in carta, o riprodurlo in tela.
Una città.... tutta una popolazione morta, che torna alla vita.... Palpiti compressi, che si risvegliano potenti al bacio della libertà!...
E per noi?.... Anche per noi, quale contrasto di pensieri e di affetti!
Da quasi cinque mesi lontani da Milano, e dalle nostre case, fra la caserma, la stalla e il campo; privi d’ogni agiatezza della vita, si può dire d’ogni necessità; ricchi solamente di quella pioggia che il buon Dio ci mandava abbondante dal cielo nelle nostre lunghe tappe notturne; abbrustoliti dal sole, incallite le mani dalla striglia e dalla ramassa: digiuni di qualunque altro palpito, altro affetto, altra dolcezza... che non fosse il pensiero della gloria; abituati a profumi poco delicati.... Pensi il lettore quale non dovette essere la nostra impressione.... — morale e fisica — nel trovarci a un tratto sorpresi, inondati da un mare di profumi deliziosi di violetta, di vaniglia, di ambra; carezzati a un tratto da trine, da veli, da serici svolazzi imbalsamati d’ireos: sentirci dolcemente stretti in abbracci teneri, forti, soffici.... soavi.... E sulle nostre labbra — digiune di baci — sentir posare le labbra calde, per entusiasmo febbrili, di matrone e di vergini, cui amor di patria faceva per un momento dimenticare quel riserbo ch’è istintivo nella donna per bene!...
Quegli occhi fiammeggianti di suprema gioia; quelle bocche aperte al sorriso, cui l’emozione toglieva persino la parola; gli scatti, i gridi di quelle madri, di quelle sorelle, le quali, per precipitarsi nelle braccia di un loro caro, inciampavano, cadevano.... ma si rialzavano, spinte da quella grande molla dinamica del cuore e del sentimento. Parenti vicini e lontani, amici di ogni età, faccie vecchie e faccie nuove.... ma amiche tutte quante; e tutte anelanti a farvi festa, a parlarvi, a toccarvi come cosa santa.... Quella scena, quel quadro, chi potrà mai descriverli?
Una stupenda macchina fotografica riprodurrà, istantanea, la mossa di un cavallo che salta sospeso in aria fra cielo e terra; ma nessuna macchina, per quanto perfetta, se non è opera divina, riescirà mai a riprodurre la sublimità di un simile spettacolo!
E non fu solo a Milano. Quelle accoglienze si rinnovarono per tutte le città e le ville d’Italia dove il nostro reggimento passava. E le città e le ville d’Italia, sui nostri keppy, versarono i fiori più belli dei loro giardini.
Aver vissuto in quei giorni, ormai tanto lontani, e tanto dimenticati, è come aver vissuto, non una ma due vite! — La memoria di quei mo-