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i cavalleggeri di monferrato | 139 |
III.
Ed ora, poichè la ruggine della memoria ci rende forso ingrati, e, nostro malgrado, obliosi verso qualche altro nome che ci sfugge, lasciamo il terreno di Montebello, e facciamo un salto fino al giorno 7 di giugno; quando tutto il nostro reggimento riunito venne ad occupare, sotto le mura di Milano, i bastioni di Porta Vercellina, ora Magenta.
Che giornata fu quella!
L’annuncio del nostro arrivo era corso, fulmineo, per tutta la città. La quale s’era ivi precipitata a farci festa. Festa, aumentata dal fatto che il reggimento Cavalleggeri di Monferrato contava, suppergiù, una ventina di volontari, la massima parte milanesi, o lombardi.
Questi avevano, come si è già detto, quasi tutti lasciata Milano nel mese di febbraio, poco dopo il famoso: — Guerra guerra! della Norma, al teatro della Scala.
Si era fuggiti alla spicciolata, fra l’ombre della notte, chi per terra a piedi, chi in biroccio travestito, chi in barca, traversando magari il Ticino fra le reti di un pescatore; chi su su, per valichi difficili e pericolosi, coi gendarmi alle calcagna, camminando a stento fra le nevi alte del Monte Generoso; lasciando, la maggior parte di noi, insalutati i nostri cari, senza manco pensare se, e quando, li avremmo ancora riveduti.